Fino a quando ci saranno dischi come questo dei Will of Nothing, la musica, la musica vera, potrò dormire sonni tranquilli. Alla faccia dei disfattisti, che non vedono nulla di buono nel rock di oggi e che vivono di sola nostalgia settantiana. Abbiamo in mano un signor album, bellissimo in tutto e per tutto, intenso ed energico. Non servirebbe altro per recensire l'esordio del duo milanese composto da Ilaria Nicolotti e Patrik Matrone, rispettivamente voce e chitarra. Davvero, potrei semplicemente invitarvi-spingervi-obbligarvi ad acquistare il disco, senza pigiare più una sola lettera sulla tastiera.
Tuttavia, con questi dieci brani a riempire alla grande le mie orecchie scelgo di raccontare di più, lasciandomi rapire dall'entusiasmo.
Le tracce in questione parlano metal, ovvio, ma le contaminazioni sono a dir poco infinite. I nostri attraversano con invidiabile disinvoltura le strade del genere, colorandolo di gothic, progressive e hard rock, il tutto con uno spiccato senso della melodia. La voce di Ila è perfetta, pulita e al contempo tagliente, decisa eppure capace di regalare momenti di grande tristezza e di profonda malinconia. Voce molto bella, certo, ma di chitarra, arrangiamento e produzione vogliamo parlarne? Le capacità di Pat sono immense e non lo scopro ovviamente ora. Qui però, essendo anche coautore delle canzoni, possiamo dopo tempo (dal periodo Ora Nombro) toccare con mano le sue notevoli doti da songwriter. Insomma, considerando il fatto che questo è solo il primo disco dei Will of Nothing, non riesco nemmeno a immaginare quali delizie possano finire nelle incisioni future.
Ad aprire le danze è il coro quasi gregoriano dell'epica "Iced Heart", ruggente a dispetto del catastrofico senso di dolore immortalato nel testo. Eccellente la chiusura, capace di spezzare lo schema generale e di catapultare l'ascoltatore in un limbo ipnotico. Si comincia bene, molto bene.
La successiva "Riot", che adoro, presenta una delle migliori interpretazioni della vocalist, che piuttosto incazzata "consiglia" vivamente di combattere per gli ideali, per la giustizia e di non farsi fottere dal gregge o dai signori imbellettati (come li nominava il caro Guccini in "Cirano"). Neanche a dirlo, nota di merito per Matrone e il suo solo.
Struggente e dannato l'amore raccontato in "Nightmare"; citando le liriche, un viaggio nella notte più buia, per di più con lacrime acide a corroderci il viso. L'orecchiabilità del ritornello rende la canzone appettibile per tutti palati, da quelli più esigenti a quelli più devoti al genere. L'incubo potrebbe tranquillamente essere promosso come singolo.
"Staring into my eyes" conferma la duttilità del duo, in questo caso alle prese persino con sonorità Aor. Ascoltare per credere. Un gioiellino che anticipa la devastante "Ink in my veins", song alla quale la giovane cantante, ve lo assicuro, è legatissima. E si sente cara Ila! L'interpetazione è eccellente, intensa e profonda come l'abisso. Protagonista indiscusso del pezzo è di nuovo l'amore, o meglio, il dolore che l'amore spruzza sotto la nostra pelle sottoforma d'inchiostro. La dolcezza ballabile del pianoforte iniziale è letteralmente spazzata via dalla seconda strofa con la grinta del chitarrista a prendersi la scena. Tutto da gustare poi il bridge spettrale prima dell'assolo. Ascoltate, ragazzi! E ascoltate soprattutto voi, difattisti: "in this sleepless night", il rock è vivissimo.
Il singolone "The Ward of Broken Feelings", che elogiai poco dopo la pubblicazione, ci riporta con forza tra le mura del gothic metal. Suoni azzeccatissimi: la storia narrata è quella di un folle, ricoverato nell'onirico e metaforico reparto dei sentimenti infranti. Ossessioni, quindi, demoni e solitudine estrema. Quanto ci è lontano il protagonista (autore) del brano? Di questi tempi la domanda sorge spontanea. Grande pezzo.
Se poi siete particolarmente innamorati della sei corde elettrica, beh, aprite youtube, cercate il video e spostate subito il cursore fino a toccare i 2 minuti e 50...
La tracklist prosegue con la suggestiva "Grasp My Wings", che ho avuto il piacere di ascoltare anche in versione completamente acustica (la trovate sempre sul tubo, versione live appunto per Music Free Network), e con "Game Over(Dose), a mio avviso la più sperimentale della raccolta, vero cocktail furioso di suoni (da notare le parti di batteria) e di armonie. Per goderne a pieno, dobbiamo senza dubbio passarla più volte in rassegna. Soddisfazione garantita.
La resurrezione dopo l'ingegno musicale dell'"overdose" prende forma con l'energica "I can't believe", un vero pugno in faccia. Ritornello killer e riff spietato; eccoci davanti a un altro potenziale singolo.
Senza accorgercene, raggiungiamo purtroppo l'ultima traccia. Spetta a "Wrecks of Love" il compito di chiudere l'opera. Potrei mentire e scrivere che proprio sul finire arriva la piccola stonatura, il dettaglio che macchia un disco perfetto. Non se ne parla proprio: quasi sette minuti di grande musica. Il brano è evocativo, solenne, ti accarezza fino a farti male. Poche battute e siamo già altrove. La voce filtrata di Ila sulla dolcezza dell'arpeggio rappresenta un concentrato di passione e di disperazione. Un sali e scendi di emozioni difficile da descrivere. A costo di apparire monotono, lo ripeto: ascoltare per credere...
Se ancora non si è capito (ironizzo), l'omonimo primo lavoro dei Will of Nothing è davvero spettacoloso. Un prodotto suonato e cantato alla grande. Un prodotto senza punti deboli, scritto con cura, passione e competenza, che straborda di suoni e di sensasioni.
Concludo come ho iniziato: fino a quando ci saranno dischi come questo la musica, la musica vera, potrò dormire sonni tranquilli.
Procuratevi questo lavoro.
Ricky Rage Gramazio
https://youtu.be/9jrD-JYD2-c