Impossibile trovare un appiglio per definire questo lavoro, Pietro ha la capacità di toglierci il terreno sotto i piedi e decidere – lui per noi – in quale vortice farci risucchiare… è una sorta di Fantasma del Natale che ti rapisce conducendoti in ogni luogo della musica, dallo swing al pop, dal funky al jazz, dall’haiku giapponese (delicatissima e meravigliosa “Autunno giapponese”, uno dei brani di punta dell’album), dal rock alla bossanova brasiliana e chi più ne ha più ne metta… però alla fine ne esci migliore, comunque vada. Perché questa è un’esperienza sensoriale e spiazzante nel centro della musica.
Nel complesso il disco, che si apre subito con la canzone-capolavoro “Mago di Oz”, è una sorta di CAR per la mente: in superficie ha la parvenza di un assembramento bulimico e sconclusionato che prende ben presto i connotati di un’intensa palestra per il cervello. Non ci si può accontentare di lasciare queste musiche in sottofondo ma si è quasi costretti ad incollarsi bramosi alle cuffie per non perdere nessun passaggio… e non appena l’orecchio si sta per adagiare su una melodia, subentra repentino un cambio di tempo o di tonalità che spiazza e riattiva subito i sensori dell’attenzione, smentendo di fatto il provocatorio titolo dell’album “canzoni sovrappensiero”.
Insomma, se cercate un comodo materasso di 4/4 su cui adagiare il vostro ascolto non troverete terreno fertile ma se siete pronti ad immergervi in un’esperienza davvero diversa e meritevole allora fatevi prendere la mano da Saino, e senza opporre resistenza lasciatevi condurre… il vostro Fantasma del Natale non vi deluderà, anche se – come ci dice in maniera sibilinna Pietro, impersonificando il giullaresco Mago di Oz – «forse non sono questo in realtà, è solo il trailer di me stesso, non la verità, non sono così… il mio contorno sono limiti… sono un ciarlatano, nient’altro… sono l’unico illusionista che illude se stesso e non il pubblico»!
Ps. Si è soliti concentrarsi, come è giusto che sia, sull’artista ma, sottintendendola spesso, mi sento in questo specifico caso di fare una menzione di merito all’etichetta “La Stanza Nascosta Records” che ha avuto l’alienato, visionario e irriverente coraggio di pubblicare un disco così ardito e, se vogliamo, “poco commerciale” dimostrando di credere in un progetto di qualità a dispetto di qualsiasi “diktat” di mercato.
Matteo Kabra Lorenzi